La Filosofia Taoista

Descrivere la Filosofia Taoista in poche parole è praticamente impossibile, così come lo sarebbe usandone molte.

Il Daodejing recita “Il Tao che può essere detto non è l’eterno Tao, il nome che può essere nominato non è l’eterno nome.  Senza nome è il principio del Cielo e della Terra.”

Il carattere cinese che identifica il Tao, 道, significa “Via“, ma anche “Percorso” e spesso si è identificata la “Via corretta” o la “Via naturale”. Ma anche “mostrare la via” quindi “insegnare”, “metodo da seguire” e infine “dottrina”.

La frase originale del testo cinese merita di essere esaminata più in dettaglio, anche perché il cinese classico non ha articoli, non ha singolare o plurale e non distingue sostantivi e verbi. Una traduzione letterale della frase dovrebbe essere una frase del tipo: “Tao possibile dire/insegnare/comunicare non costante/eterno tao“.
Cercando di dare un senso nella nostra lingua potremmo leggerla come: “Ogni via che è possibile insegnare, trasmettere o comunicare non è una via costante o eterna” o “ogni dottrina (o principio guida) che è possibile insegnare, trasmettere o comunicare non è una dottrina (o principio guida) costante o eterno”.
Quindi ogni dottrina, ogni enunciazione che pretende di avere un valore di verità, ogni norma che pretende di dirigere la condotta, ha solo un valore relativo e mutevole, cioè non costante. Dipende dal punto di vista e dagli interessi di chi parla in quel momento.

Quindi, se il linguaggio è incapace di contenere e comprendere la realtà, i Taoisti, molto pragmaticamente, non ne tengono conto e concentrano il loro interesse su tutto ciò che va al di là del linguaggio, sull’incomunicabile e, quindi, sul Tao della Natura, del Mondo, dell’Essere e del Non-Essere, del Vuoto.

Questo Tao, al di là di qualsiasi definizione, semplicemente è.